La parola cultura deriva da “agricoltura”, una pratica che si tramanda da migliaia di anni. Un legame antico in grado di proiettarci verso un futuro sostenibile.
Ad Archeofest 2021 per parlare di archeologia e agricoltura e di come insieme possono essere la chiave per un’economia sostenibile.
Si è svolto a Roma, presso la Villa di Massenzio sull’Appia Antica, Archeofest 2021, il Festival di Archeologia Sperimentale organizzato dall’Associazione Culturale Paleoes – eXperimentalTech ArcheoDrome, un evento che ha come obiettivo principale quello di diffondere ricerca, approfondimento e divulgazione delle antiche tecnologie, dalla Preistoria sino alle società moderne.
È stato un invito molto speciale per il Drago delle Colline Metallifere, accolto con entusiasmo e partecipazione, soprattutto perché riguarda uno dei temi principali della nostra mission: l’identità storica, culturale e geografica dei nostri paesaggi.
Agricoltura e archeologia vi sembrano materie lontane? Non è esattamente così!
Uno dei temi principali emersi durante Archeofest 2021 è legato alla varietà e la positiva disomogeneità dei “paesaggi antropologici”, che caratterizzano l’Italia sin dagli albori delle sue civiltà. Ogni angolo dello Stivale presenta un patrimonio biologico, sociale, naturalistico e culturale proprio e caratteristico. La ricchezza di biodiversità è direttamente connessa alla ricchezza di storia perché
dietro ad ogni coltura c’è una cultura e dietro ad ogni paesaggio un paese.
[Elisabetta Moro 2021, Conferenza “Diversità culturale e biodiversità: la questione del cibo”].
La ricchezza di ogni luogo è la sua salvezza, ma non è giusto considerarla come moneta: l’inestimabile potenziale sta in un insieme dei saperi materiali e immateriali custodito dai suoi abitanti e fotografato nei suoi molteplici paesaggi. In altre parole, un unico e irripetibile mix di biodiversità e stratificazioni culturali in continua evoluzione!
Ad Archeofest ci si è domandati cosa si può fare per valorizzare questi contesti così variegati e complessi. Tra le risposte più efficaci se ne possono rimarcare due:
- Puntare sulla specificità dei nostri territori per difendere le nostre aziende e realtà produttive da un mercato ormai particolarmente aggressivo che fa delle monocolture la sua forza puntando su una diseducazione alimentare e culturale.
- Valorizzare e proteggere i territori e le loro peculiarità in modo da attivare quelle dinamiche di tutela del paesaggio, della storia, delle tradizioni, dell’ambiente, della biodiversità, dell’economia territoriale in grado di salvaguardare la salute umana e del nostro ecosistema.
In linea con queste riflessioni, noi del DRAGO siamo convinti che la storia sia piena di buone pratiche, che il presente non conosce più e che oggi risultano nuove ai nostri occhi. Pratiche che si inserivano in un modello agroalimentare sostenibile, fondato sugli antichi saperi contadini. Valorizzarle vuol dire “acquisire strati di esperienza” perfezionabili: una scelta che indirizza verso percorsi di innovazione sempre più virtuosi e sostenibili.
Adottando il principio e le pratiche della retro-innovazione le campagne possono essere il teatro di una nuova cultura agro-ecologica e di un nuovo rapporto tra locale e globale.
[Rossano Pazzagli “La fonte” 2021].
Concludendo la bellissima esperienza romana, ci sentiamo di sottolineare nuovamente l’urgenza di salvaguardare e valorizzare quei sani valori comunitari, che sono così importanti per la nostra memoria collettiva. Per questo ci impegneremo a coinvolgere pubblici differenti nel processo di riappropriazione dell’eredità culturale dei nostri territori.